ISOSCOOTER 125 

 

Sono possessore di un Iso 125 solamente dal 1999, pertanto non posso percorrere indietro negli anni e raccontarvi le vicissitudini dei precedenti proprietari. Le poche notizie in mio possesso mi permettono solamente di supporre che l’acquistato fu fatto da un allora trentenne residente in provincia di Torino nel 1952 dal concessionario di zona. Solo nel ’59, quando la legge lo rese obbligatorio anche per i 125, fu immatricolato. A valutare le usure riscontrate dovrebbe aver percorso molti chilometri, ha anche subito riparazioni importanti al motore e la carrozzeria mostrava segni di cadute e urti sebbene di lieve entità. Agli inizi degli anni 90 lo scooter giaceva assieme ad altre Iso nel magazzino dell’ex concessionario Santilli sempre in provincia di Torino e furono acquistate in blocco da un noto restauratore di Milano specializzato della marca.

In quel periodo io mi stavo interessando di motociclette d’epoca ed in particolare di scooter. Ero già possessore di un Galletto, ma un giorno sfogliando un libretto che descriveva la storia della Vespa, Lambretta e i tentativi più o meno riusciti della concorrenza, m’incuriosì la fotografia di uno strano scooter di un elegante azzurro metallizzato. Sarà stata la grossa presa d’aria sul fianco, le fessure di areazione laterali, forse quei cofani bombati o i doppi scarichi che … più la osservavo e più mi piaceva. Venni sapere in seguito che anche nella mia zona ebbe una discreta diffusione tant’è che anche un mio parente, in gioventù, ne fece uso per andare a morosa, come si dice da noi in Veneto. Fu allora che decisi di acquistarne una. Mettendomi in seguito a contatto con il registro storico di Milano per avere maggior dettagli e conoscerne le caratteristiche e mi segnalava la giacenza di uno scooter, ultimo di otto Iso acquistati in blocco a Torino. Decisi pertanto di andarlo a vedere. Quando lo vidi non fu proprio amore a prima vista, talmente era brutto, alcune parti erano mancanti, la vernice era rovinata che non si sapeva esattamente di colore era, senza copriselle, i paragambe piegati le ruote arrugginite le cromature rovinate …, ma nonostante tutto era lì in silenzio in un angolo come se aspettasse che qualcuno finalmente si prendesse cura di lei. Supportato dalla presenza dei documenti originali decisi di acquistarla in ogni modo e pattuì il prezzo. Fui inoltre rassicurato dalla disponibilità del venditore di aiutarmi a recuperare i ricambi.

Dopo qualche giorno con un trasportatore l’Iso arrivò a casa mia, era l’autunno del 1999.

Iniziai subito a smontarla per procedere al suo restauro, ma prima volli soddisfare la curiosità di sentire il motore funzionare. Verificai la presenza della scintilla sulla candela, feci un sommario controllo al carburatore mentre la benzina era ancora presente nel serbatoio chissà da quanto tempo, gonfiai i pneumatici ed iniziai a spingerla per il cortile di casa. Mi fece sudare prima di sentire qualche rado scoppiettio, poi il motore cominciò a girare con successione di colpi ma non era in grado di mantenersi in moto, finché pian piano mentre si scaldava il suo rombo si fece deciso e regolare. Non resistetti a fare un giretto, naturalmente non potevo circolare per strada, ma la campagna vicina casa mia si prestò bene per il suo collaudo. Il rombo era forte e si faceva sentire da molto lontano, mi divertii a fare anche un po’ di fuori pista nei campi finché non si esaurì la benzina.

Dopo qualche giorno la moto era già a pezzetti, separai le parti da cromare da quelle da verniciare, feci l’elenco dei ricambi di cui aveva bisogno e smontai il motore.

Le lamiere incrinate le raddrizzai, saldai i tagli e portai il tutto a sabbiare. L’operaio che mi doveva fare il lavoro quando vide il telaio esclamò “Col tempo ca ghe voe a fare chel tearo, adesso i fa na moto intiera”, tanto gli era parso strampalato quell’intreccio di tubi.

 


 Vi elenco le criticità riscontrate nel telaio: saldatura rotta in prossimità del perno oscillazione sospensione posteriore, usura del perno stesso, traliccio che sostiene le pedane debole (forse sono troppo pesante io), rottura del fazzoletto di metallo che si trova sotto al canotto dello sterzo che porta il foro per il lucchetto antifurto, usura delle boccole guida della sospensione anteriore. I problemi riscontrate al motore sono: usura delle bronzine sul piede delle bielle, usura dei rullini sulla testa di biella, ampio giogo sulla bronzina della bielletta (sottodimensionata), usura sulle boccole dei perni del pedale avviamento e cambio. Alla ciclistica ho dovuto sostituire le manopole, i poggiapiedi del passeggero, le cuffie della sospensione anteriore, i cavi comandi, le rondelle antivibranti e gommini dei cofani, parte dell’impianto elettrico con modifica per lo stop. L’assemblaggio non si è presentato difficoltoso e con l’aiuto degli esplosi rappresentati nel catalogo parte di ricambio, che recuperai ad un mercatino, ho potuto posizionare l’esatta bulloneria. Purtroppo per la difficoltà di trovare chi mi bruniva le marmitte ho ripiegato nella cromatura. Come già accennato alcune parti erano mancanti, ma non è stato difficoltoso il loro recupero: vetro e parabola CEV da 105 (molto comuni), puntalini sulle pedane (uguali a quelle del Galletto), le strisce di gomma (molto simili al quelle della Vespa 50), per il coperchietto sul tappo del serbatoio ho trovato chi me l’ha riprodotto e il coprisella è quello del Cardellino.

Ebbene all’inizio dell’estate del 2000 l’ISO era pronto. Per quanto riguarda i documenti, fortunatamente il veicolo non era mai stato iscritto al PRA, e pertanto mai radiato. Ho effettuato un trapasso con l’articolo 2688 ed eseguito una post iscrizione così mantenendo la targa con libretto di circolazione originali.

 Da allora ad oggi ho percorso un migliaio di chilometri, partecipando a raduni e a uscite domenicali, ho effettuato anche delle esposizioni e vi assicuro che ha destato molta curiosità. Devo comunque segnalare che inizialmente ho incontrato qualche problema di messa a punto del carburatore, tanto da dover farlo revisionare da un specialista. Sono accorso anche in un grave inconveniente, la prima volta che ho usato la verde, ad andatura elevata si è forato il pistone anteriore per surriscaldamento. Ho risolto alzando al massimo lo spillo sul carburatore "arricchendo" così il titolo della miscela.

Certo non è una moto da velocità vertiginose ma è molto divertente da guidare e si presta bene ad effettuare tranquille escursioni … anche sul delta del Po’.

Recentemente ho acquistato un’ ISO F del ’59, il suo restauro è in corso ma questa sarà un’altra storia. 

Luigi L.

 

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