LA ISOMOTO 125 GT (2)

 

< Quante storie intorno al nome ISO. Navigando nel sito di ISOMOTO un tuffo nel passato storie di uomini e donne che a cavallo di queste piccole, basse e corte moto, hanno viaggiato in lungo e in largo per l’Italia e l’Europa. Personalmente ho percorso con la ISO MOTO 125 B pochi Km.,  qualche decina di giri nel cortile del casolare di mio zio proprietario della moto e brevi puntate su strada, però il fascino di essere seduto su di un mezzo che ha 50 anni di vita, di cui 35 di completa inattività, e dopo poche azioni preliminari, al 4° / 5° colpo di pedalina è rumorosamente partita, l’emozione che tutto ciò avvenisse veramente è stata grande. 

Ma partiamo del principio.  È l’anno 1985, rispolverando vecchie foto di famiglia, una di queste mi colpisce, un mio zio,  fratello di mamma che vive a IVREA in provincia di Torino (la città della OLIVETTI),  è in sella ad una moto dalle fogge antiche, occhiali d’epoca, abbigliamento sbarazzino, piglio sbarazzino ed accattivante, chiedo a mia madre che cosa ci facesse zio S. su questa moto, lei mi racconta che questa moto di cui non conosce il nome, è stata il suo primo mezzo di locomozione a motore, dopo la bicicletta ed è che con questa moto che lui si recava al lavoro e si spostava la sera e la domenica: era il suo unico mezzo, però non sapeva che fine avesse fatto; istintivamente chiamai zio S. il quale si ricordo della foto fatta in gioventù e mi disse che era ancora in possesso della moto e che l’aveva conservata in garage coperta da un telo , era forse un po’ arrugginita, con le marmitte fradice e bucate, e che ormai era troppo vecchia e malandata; dietro mia insistenza ottenni di poter verificare lo stato del mezzo e la possibilità di recuperarlo; raggiunsi in breve tempo IVREA,  la vidi e mi innamorai;   gonfiamo le gomme,  puliamo la candela,  un litro di benzina e dopo 4 / 5 colpi di pedalina  la ISO  rombò come se fosse stata ferma solo una notte,  montai in sella, sgasai,  schiacciai la frizione, uno scatto in alto della leva cambio, si ingrana la prima, rilascio dolcemente la frizione e altrettanto dolcemente lei si muove e cammina, il contachilometri si muove  la lancetta instabile va da 10 a  20,  cambio marcia in seconda fino a 40 all’ora e poi in terza fino a 60, provo a frenare, nell’entusiasmo non avevo verificato se i freni ancora funzionassero,  per fortuna funzionano, non sono i moderni freni ma il loro scopo l’ottengono, ritorno al punto da dove ero partito, sono entusiasta ed eccitatissimo, mio zio comprende senza che io glielo chieda quali sono le mie intenzioni e mi propone di portarmela a casa mia e procedere al recupero. A scanso di equivoci mi dice che, comunque, bisogna andare dal notaio per il passaggio di proprietà; capisco che la ISO sarebbe diventata mia, così è stato, naturalmente è stato un meraviglioso regalo che zio S. ha voluto farmi.  Espletate le formalità imbarco la moto su di un treno ben imballata, destinazione Lamezia Terme città dove vivo, un volta giunta a destinazione la porto da un mio amico meccanico (solo di moto)  grande appassionato, il quale a sua volta accetta la sfida del recupero e nel giro di un paio d’anni portiamo la ISO ai vecchi splendori, a tutt’oggi il restauro non è ancora completo, mancano le marmitte, la corona e la catena e il collegamento del freno posteriore.

Dopo il restauro, non completo, la moto resta esposta in bella mostra, su sua esplicita richiesta, nell’officina del mio amico e restauratore Gianni,  poi per una altro periodo nella sua concessionaria YAMAHA, sempre in bella mostra, poi un altro mio grande amico e concessionario di auto D’Ippolito, (nipote del pilota di Formula 1 Guido D’Ippolito, morto in un gran premio con una FERRARI negli anni ‘60), la vede e mi chiede di poterla esporre presso la sua concessionaria,  in questo frattempo qualche vetrinista mi chiede se voglio esporla, dietro compenso, nelle vetrine dei negozi di abbigliamento casual, ma rifiuto le pur allettanti offerte, perché ritengo che debba essere si esposta, ma non in una via del centro affianco a pantaloni e camicie, ma in luoghi deputati all’osservazione di pezzi del genere e, comunque, in mezzo ai suoi simili, moto e auto.  

In questi giorni la decisione di esporla negli uffici della mia società: è in allestimento una struttura in legno  per cui la moto verrà rialzata ed adeguatamente illuminata all’interno di una sala riunioni e me la potrò godere, finalmente, tutti i giorni senza dovermi spostare>.

 

 

Mario B.

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